Unghie laccate, cuore sporco.
- Caterina Paolucci
- 28 nov 2016
- Tempo di lettura: 3 min
Unghie laccate, cuore sporco.
Nella mia classe almeno tre ragazze su cinque hanno le unghie finte, artificiali, ricostruite che sia col gel o con l’acrilico. Questioni di gusti, sono belle, affascinano, per qualche mese si può smettere di pensare alle unghie, insomma… un vero e proprio problema in meno per una ragazza.
Rileggo queste quattro righe e rido. Digito su Google “Perché la ricostruzione delle unghie?” e sullo schermo mi appaiono link di riviste femminili, blog personali, forum che spiegano dettagliatamente le più disparate e assurde tecniche necessarie per avere delle unghie perfette, in aggiunta a pro e contro, ai metodi fallimentari e a quelli più propizi.
Ebbene sì, ho provato anche io. Venticinque euro a una giovane ragazza bionda, simpatica, gentile, le quattro chiacchiere aspettando che il gel si fosse asciugato sono state molto apprezzate. Venticinque euro che forse avrei potuto mettere da parte o spendere in altro modo. Venticinque euro che non spenderò mai più in questo modo, sebbene le unghie perfette per un mese.
Mi rammarico alla sorpresa di non trovare un solo link che mi invii a un dibattito sul perché davvero nel 2016 esistano queste cose.
Sì, trattengo nuovamente una grassa risata, un po’ amareggiata.
La questione non si argina soltanto alle unghie o alle manie dell’estetica, dalla ceretta alle sopracciglia, al trucco perenne da mattina a sera, il problema è molto più esteso.
Ieri ho sentito per radio uno spot che pubblicizza la vendita di crocchette o pasti dietetici per cani e gatti. Fino a qualche mese fa tutti alienati a cercare Pokemon come fossero preziose fonti d’oro o petrolio. Esiste un’app PoopLog che non solo ti aiuta a monitorare le tue normali funzioni biologiche, ma, nel caso fossi interessato a condividere il lieto evento, ti permette di postare sui social i progressi del tuo intestino. Col Black Friday negozi attaccati da mandrie impazzite che senza l’istituzione di quel giorno avrebbero risparmiato esattamente tutto ciò che hanno speso. Tutto molto assurdo.
Se in una buona parte del mondo la prima causa di morte prematura coincide con problemi cardiaci, sia a causa di una sovralimentazione sia per sedentarietà, nell’altra fetta del mondo si muore di fame o di malattie per noi totalmente innocue come la diarrea.
L’altra parte del mondo è quella che si tende a dimenticare, a ricordare soltanto a Natale quando ai mercatini della scuola si compra il calendario di Bukavu pensando che con quei cinque euro si possa salvare la vita di un bambino.
La guerra non c’è solo in Siria, c’è in Iraq, in Ucraina, in Sudan, in Pakistan, in Messico, in Colombia e molti altri paesi. Sì, si muore. Sì, si sopravvive. Sì, c'è chi vorrebbe la nostra vita che ci piace tanto accusare quando il destino non gioca a nostro favore.
Bisogna iniziare a pensare, a pensarci, ma sul serio. Bisogna sapere che la Coca Cola, la Nike, l’amatissimo negozio Primark, la Mars, la Nestlé sono alcune delle tante famose multinazionali nel mondo coinvolte nello sfruttamento del lavoro minorile in semi schiavitù. Bisogna rendersi conto che quella semplice e innocua barretta al caramello non nasce direttamente nella macchinetta, ma ha una storia alle spalle. Bisogna sapere che quel pallone da calcio è stato cucito da un bambino che potrebbe essere nostro fratello minore, in un capannone sporco, con poca luce e senza condizioni di sicurezza. Bisogna pensare che una ragazza che vive nella stessa comunità di questo bambino forse non pensa nemmeno lontanamente che “se la ricostruzione unghie non dura o si rovina in breve tempo con casi di distacco o sollevamento del gel non è solo un problema estetico ma anche una grossa perdita di tempo” (esatte parole prese da un articolo online) . Se lei è nata lì e noi siamo nati qui non è stata una scelta… se fosse stato il contrario? Se invece di ammirare orgogliose le unghie laccate durante le lezioni di scuola che proprio non possiamo sopportare, dovessimo attraversare quattro villaggi per raccogliere l’acqua in grosse bacinelle da portare sulle spalle ogni mattina?
Già pensarci è un piccolo grande passo. Il comportamento dovrebbe poi essere il successivo… perché se questa è la cosiddetta globalizzazione, mi dispiace ma io non ci sto.
Caterina Paolucci 4HL





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